domenica 2 gennaio 2022

Avvicinamento - Illusione del Black Hole

L'illussione del black-hole approach , se non evitato e contrastato efficacemente, ci può condurre all’incidente di volo. Mi son interessato a questo fenomeno per due motivi principali, il primo motivo e' molto personale in quanto sono stato coinvolto in un incidente a borso di un CESSNA 206 a turbina Soloy durante un avvicinamento al tramonto, il secondo motivo per puro interesse nei confronti del volo Wind Jet 243. Si trattava di un volo passeggeri di linea nazionale di Wind Jet da Roma a Palermo, in Italia. Venerdì 24 settembre 2010, un Airbus A319 operante su tale rotta impattò contro il terrapieno posto poco prima della soglia della pista 07 dell'aeroporto di Palermo-Punta Raisi. Tutti i 129 a bordo dell'aereo furono evacuati, in 35 riportarono lievi ferite ma nessuno perse la vita. L'aeromobile subì danni talmente gravi da renderne la riparazione economicamente non conveniente; venne in seguito demolito.

L'evento dove sono stato coinvolto ha suscitato il mio interesse verso questo fenomeno, anche se si tratta solo di una mia supposizione.

L'Agenzia nazionale per la sicurezza del volo pubblicò la relazione finale sull'incidente quattro anni e due mesi dopo, nel novembre del 2014.Nella sezione 3, quella delle cause, viene riportato:

«L’evento è classificabile come short landing accident e la causa è riconducibile essenzialmente al fattore umano. Il fatto che il contatto dell’aeromobile con il suolo sia avvenuto circa 367 metri prima della soglia pista è da attribuirsi alla decisione dell’equipaggio di continuare l’avvicinamento strumentale senza una dichiarata condivisione dell’acquisizione dei necessari riferimenti visivi per il completamento della procedura di non precisione e della manovra di atterraggio.»

(Agenzia Nazionale per la Sicurezza del Volo, Relazione finale volo Wind Jet 243)

Molti esperti pensano che il pilota avesse avuto il classico black hole illusion. A tal riguardo, uno studio della Flight Safety Foundation effettuato su un campione di 287 incidenti aerei catastrofici avvenuti tra il 1980 e il 1996, ha dimostrato che il 36 percento degli incidenti è avvenuto di notte e che il 60 percento di questi ultimi è avvenuto durante le fasi di avvicinamento e atterraggio. Lo studio ha inoltre evidenziato che il rateo di incidenti aerei, durante la fase di avvicinamento ed atterraggio notturno, è di circa tre volte superiore al rateo di incidenti durante le stesse fasi del volo in condizioni di volo diurno.

E’ un’illusione ottica che si verifica durante le notti particolarmente buie, nella fase finale di un avvicinamento per l’atterraggio, in quegli aeroporti, dove non vi è illuminazione sulla superficie tra l’aeromobile e l’aeroporto di destinazione e quest’ultimo è dotato di una forte illuminazione. In queste condizioni i piloti hanno una forte tendenza a volare troppo bassi rispetto al normale sentiero di discesa. Sebbene la comunità scientifica non sia ancora arrivata a capire il perché i piloti siano portati a mantenere un angolo visivo costante, una spiegazione di questo fenomeno data dalla Boeing nel 1960 ed oramai condivisa a livello globale, consiste nel fatto che per ogni quota e distanza alla quale ci avviciniamo all’aeroporto di destinazione esiste uno specifico sentiero di volo che ci consente di mantenere un angolo visivo costante con la pista di atterraggio. Tuttavia questo sentiero di volo non è il classico sentiero di avvicinamento che ci aspetteremmo di volare bensì l’arco di una circonferenza . Cos’è che rende la black-hole approach illusion particolarmente pericolosa e subdola?


Le ragioni sono principalmente due: la prima consiste nel fatto che guardando gli strumenti, in caso di avvicinamento non di precisione con indicazione del sentiero di discesa, non riusciamo immediatamente a renderci conto della situazione; la seconda ragione consiste nel fatto che, anche qualora fossimo coscienti del problema, saremmo comunque indotti a credere a “quello che vedono i nostri occhi” e cioè essere sul giusto sentiero di avvicinamento. Ci sono, inoltre, delle condizioni che accentuano l’effetto black-hole:

• un aeroporto situato nelle vicinanze di una città fortemente illuminata (le luci daranno l’impressione di essere più vicine di quanto in realtà sono veramente);

• un aeroporto situato sulla costa in una notte con ottima visibilità (in questa condizione le luci della pista e dell’aeroporto ci appaiono più vicine);

• il pilota non è familiar con l’aeroporto ed in particolare con il rapporto lunghezza/larghezza della pista.

• un pilota abituato ad atterrare su una pista molto grande e lunga sarà portato, in caso di pista più corta e stretta, a condurre un avvicinamento basso e corto e viceversa;

• la pista d’atterraggio ha un’elevazione più bassa è una pendenza diversa rispetto al terreno circostante.

In caso di avvicinamento ad una pista in salita il pilota sarà portato ad effettuare un atterraggio corto e basso, viceversa in caso di pista in discesa.

Fonte principale. Rivista Sicurezza Volo (Rivista n° 318/2016)

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