lunedì 7 dicembre 2020

Lezione Idrovolante (Part 4) - Decolli e Atterraggi


Volare un circuito con un idrovolante non è molto diverso da quello di un velivolo convenzionale. I bracci ed i segmenti sono gli stessi e le altitudini possono leggermente modificate ad un’altezza più comoda. Il circuito potrebbe differire dal fatto che non hai più una pista con numeri ed i classici riferimenti ed in alcuni casi bisognerà adattarsi per mettersi nelle condizioni migliori e possibilmente direttamente al vento.

Una delle preoccupazioni primarie è quella di affrancarsi dagli ostacoli, ma anche da imbarcazioni, altri idrovolanti ed ostacoli galleggianti o parzialmente sommersi.

Le informazioni sugli idroscali sono accurate solo nel momento in cui sono pubblicate. Le condizioni e gli ostacoli intorno gli idroscali sono soggetti a modifiche più rapide essendo influenzati dall'ambiente acquatico. Prima di decollare o atterrare su uno specchio d’acqua è altamente consigliabile ispezionare l’area. Dall’alto è possibile fare una survey da una quota di sicurezza prima di entrare nel circuito di traffico.

Questa survey è continua in tutte le fasi, dal molo lungo tutta la linea di costa, assicurandosi non solo che l’area di libera, ma che resti libera fino al decollo. 

Prima del decollo, dovresti eseguire un check pre-decollo stando sempre attenti all’esterno. Il decollo verrà effettuato controvento. Se il vento è moderato sarà richiesta una tecnica del tipo “Glass Water”. Se troppo forte, sarà richiesta una tecnica “Rough Water”. Queste tecniche verranno discusse dopo.

Durante il decollo c'è un punto di massima resistenza. Questo punto rappresenta il picco della curva. L'effetto crescente e decrescente della resistenza sull'acqua crea un “Hump” nella curva di resistenza, dopo il superamento di questo punto l'idrovolante viaggerà sullo Step e la resistenza sarà sempre meno. 
 
 
Non bisogna applicare troppa pressione sullo stick durante il sollevamento dall’acqua, altrimenti non si farà altro che aumentare la resistenza dell’acqua. Non bisogna neanche fare l’errore opposto che allungando la permanenza sull’acqua ne risulterebbe un aumento di resistenza comunque. 

In condizioni di “Glassy Water” l’acqua piatta e liscia aumenta le proprietà “adesive” della superficie dell’acqua creando un’ulteriore resistenza e non consentendo al galleggiante di staccarsi dall’acqua se non si applica una tecnica adeguata. Il decollo potrebbe essere facilitato scorrendo sulle scie di qualche barca, oppure se non ci sono barche, creando dei cerchi con il proprio idrovolante e decollando attraversando queste scie. 

Una volta che l’idro è sugli “step”, si può ridurre resistenza dando alettone ed alzando un galleggiante fuori dall’acqua.

Quando si utilizza questa tecnica bisogna fare molta attenzione e cercare di non sollevare troppo l’ala rischiando di urtare la tip opposta con l’acqua. 

Durante i decolli in acque mosse (Rough Water) bisogna applicare leggermente più pressione all’indietro sulla stick rispetto a un normale decollo per alzare lo scafo ad un angolo più alto, dopo aver iniziato la corsa di decollo l’idro rimbalzerà da una cresta d'onda all'altra. Per correggere questa situazione e prevenire uno stallo regolare bisogna regolare la pressione sull'elevatore cercando di impostare un assetto abbastanza costante che consentirà al velivolo di scorrere lungo ogni onda successiva all'aumentare della velocità. È importante per evitare che lo scafo venga spinto sotto la superficie dell'acqua che potrebbe provocare il ribaltamento dell'idrovolante.
 
 

Il rischio di annullare un volo a causa dell'acqua mossa dipende dalle dimensioni dell'idrovolante. 

La procedura di avvicinamento e atterraggio di un idrovolante è molto simile a quello di un aeroplano terrestre. Questa procedura è basata più dalle preferenze del pilota e dalle condizioni dell'acqua.

In condizioni normali è possibile far atterrare un idrovolante sia a motore spento che acceso. Tuttavia è consigliato a motore acceso perché questa tecnica offre un controllo migliore dell'idrovolante per correggere eventuali errori durante l'avvicinamento e l'atterraggio.

Dovresti atterrare con velocità basse e flap completamente estesi. Il touchdown deve essere effettuato allo stesso assetto del taxi sugli steps o leggermente superiore, risultando il contatto in un punto posteriore agli steps ed applicando una graduale pressione all’indietro sui comandi per evitare la tendenza ad abbassare il muso ed a rimbalzare. 

Forse la condizione più ingannevole che un pilota di idrovolante sperimenterà è quella in acqua totalmente piatta, in quanto ha un effetto psicologico che tende a rilassare eccessivamente il pilota. Questa condizione della superficie è spesso la più pericolosa per gli idrovolanti. Per il cosiddetto “Effetto Specchio” non si ha la percezione della profondità e quindi dell’altezza dall’acqua. Questa condizione spesso colpisce anche i piloti più esperti. Una tecnica che potrebbe essere usata per minimizzare questa condizione è quella di atterrare vicino alla costa utilizzando il più possibile i riferimenti terresti.
Bisogna impostare l'idrovolante al miglior assetto usando i flap come raccomandato dal costruttore, impostare la potenza e un assetto tale da risultare in una velocità di discesa non superiore a 150 piedi al minuto ed una velocità all'aria di circa 10 superiore a quella di stallo per il touchdown. 
 
La manetta verrà messa al minimo solo dopo essersi accertati che il velivolo sia saldamente sulla superficie. Questa tecnica richiede un distanza di atterraggio superiore. 

Per l’atterraggio in acque mosse non esiste una tecnica universale, nella maggior parte dei casi si applica lo stesso tipo di avvicinamento ma è consigliabile livellare leggermente prima di toccare e valutare le condizioni. Una volta in acqua bisogna mantenere il muso leggermente alzato, se le onde sono troppo forti si dovrebbe aumentare la potenza e cercare un punto ideale.
 
 
A causa di aree operative ristrette o limitate non sempre è possibile decollare o atterrare con l'idrovolante direttamente nel vento, come ad esempio canali o fiumi stretti. Quindi è necessario acquisire abilità nelle tecniche per il vento al traverso per operare in sicurezza in questo tipo di aree. 

La forze generate dai venti trasversali durante i decolli e atterraggi è la stessa di quella che si avrebbe a terra, ma il controllo è più difficoltoso per le proprietà dell’acqua e la mancanza di frizione che si avrebbe con le ruote su terra. Una deriva eccessiva sull’acqua potrebbe portare ad un “water loop”. 
 
 

A causa di mancanza di riferimenti per il controllo direzionale e di una vera e propria pista, è spesso difficoltoso percepire un eventuale scarroccio. Fortunatamente con gli idrovolanti il decollo e l’atterraggio può essere effettuato senza mantenere una traiettoria dritta. 

Una delle possibili tecniche è quella tradizionale di abbassare l’ala nel vento e mantenere la direzione con la pedaliera. 

Un’altra tecnica è quella di seguire un arco in modo che il vento contrasti la forza centrifuga dell’idrovolante, iniziando a decollare sottovento in modo da completare il decollo controvento.

E’ necessario prestare attenzione quando si utilizza questa tecnica perchè se il vento e la forza centrifuga agiranno nella stessa direzione l’idrovolante si potrebbe ribaltare. 

Atterrare in un'area ristretta richiede un controllo accurato ed è necessario determinare il miglior sentiero per l’atterraggio. Una decelerazione in virata dopo l’atterraggio potrebbe essere richiesta. 

L’Atterraggio di emergenza di un idrovolante può offrire più opzioni, non solo quella di atterrare sull’acqua, ma anche un atterraggio su terra non si deve escludere. Quando di atterra in emergenza sull’acqua bisogna considerare bene il punto di touchdown e preferire delle acqua leggermente increspate rispetto a quelle piatte. Bisogna inoltre considerare una volta in acqua senza motore, il velivolo metterà il muso al vento e sarà in balìa delle correnti. Questa condizione potrà essere un pò risolta dall’uso di un remo. 

Bisogna atterrare alla velocità giusta e settare i flaps quando e come indicato dal costruttore evitando flare troppo alte.
 

Quello che c’è da sapere sulla Hull Speed verrà spiegato dall’istruttore John Rennie, pilota di linea con oltre 5000 ore di volo di solo idrovolante.

“Ciao, sono John Rennie e benvenuti in questo corso, io vi parlerò della Hull Speed. La Hull Speed è molto importante in quanto gli scafi dei galleggianti sono progettati per andare ad una certa velocità sull’acqua. Quando i galleggianti si alzano sullo step significa che è stata raggiunta la Hull Speed. E’ impossibile eccedere questa velocità, questa velocità comincia ad essere un fattore quando di opera sottovento, il problema è soprattutto per gli atterraggi con vento in coda, dove i galleggianti possono entrare in contatto con l’acqua ad una velocità troppo alta. Una eccessiva decelerazione alla Hull Speed dopo il touchdown provocherebbe un momento picchiante che potrebbe far ribaltare l’aereo". 

Alla fine della giornata si dovrà mettere in sicurezza l’idrovolante. Ancorare l’idrovolante è uno dei metodi più sicuri, per lunghi stazionamenti è consigliabile due ancore. 

E’ possibile anche l’ancoramento a dei galleggianti. Spegnere il motore leggermente per evitare di oltrepassare la boa, mai impattare la boa con i galleggianti, evitando danni all’elica ed alla parte inferiore della fusoliera. Possibilmente avvicinarsi al mooring point con una persona sopra il galleggiante. Bisogna prestare molta attenzione quando una persona sta mettendo in sicurezza l’aereo, ci sono stati numerosi incidenti per impatto con l’elica. 

La procedura per il “docking” (attracco) è simile a quella del “mooring” appena menzionata. Esercitarsi in questa manovra è essenziale soprattutto per operare in aree più trafficate. 
 
 

L’approccio alle spiagge è più semplice ma vanno attentamente ispezionate e bisogna stare attenti a non arenarsi nel fango.
La procedura di “ramping” è simile a quella di “beaching”, anche se apparentemente più semplice bisogna prestare molta attenzione.

Dopo aver assicurato l’idrovolante si deve fare l’ispezione post volo, prestando particolare attenzione ai galleggianti. Se sono previste temperature basse o possibilità di congelamento è consigliabile estrarre l’acqua dai compartimenti per evitare eventuali danni ai galleggianti. 

Ora che hai consolidato le basi ed ottenuto la tua abilitazione, puoi incrementare le tue abilità, per esempio passare da un J3 Cub Idro ad un idrovolante più potente ed anfibio. 

Il volo sul bimotore presenta delle considerazioni soprattutto per quanto riguarda la spinta asimmetrica ed aiuta a migliorarsi a gestire il vento al traverso e la dinamica del volo sull’acqua. 

Dopo che il tuo addestramento sarà certificato si otterranno anche delle “Wings” specifiche degli Idrovolanti. Per maggiori informazioni controlla l’ AC 61-91 Pilot Proficiency Award Program (FAA). Se vuoi esplorare con il tuo idrovolante qualche lago selvaggio trova prima un esperto che possa addestrarti a questo tipo di volo. 

Come ogni nuova abilità da acquisire è sempre consigliabile trovare un istruttore che ti possa introdurre con sicurezza ad un nuovo tipo di operazioni. Libri e Videolezioni non si possono sostituire ad un istruttore competente. Ottenere una qualifica è solo una piccola parte per imparare come si vola un idrovolante. L’esperienza insegnerà ad essere un pilota di idrovolante sempre più bravo ma anche un pilota terrestre migliore. 

Grazie per aver partecipato a questo corso su cosa dovresti sapere per la transizione sugli Idrovolanti. Spero che abbiate gradito di questa introduzione come noi nel fare questo corso. Se vuoi approfondire questop argomenti ci sono molti libri e manuali disponibili. 
 

Se avete trovato utile questo post o vi è piaciuto, potete seguirmi su questo blog oppure sul mio VLOG.


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