Purtroppo non ho molta esperienza con gli idrovolanti, ma mi piacciono da morire, anche se non ho tempo e, soprattuto, soldi. Il mio primo volo con l'idro l'ho fatto presso l'Albatros Volo Club di Termini Imerese, dopo essermi messo d'accordo con Roberto P. e fissato un appuntamento. La giornata è davvero lunga in quanto di sabato mattina lascio il siracusano e mi faccio più di un'ora e mezza di auto con mia moglie per raggiungere Fiumefreddo, vicino Taormina, dove ho il mio velivolo. Imbarchiamo il necessario dopo la pianificazione e ci involiamo verso Palermo per un volo previsto di 50 minuti. Il calore si fa sentire, limito le operazioni a terra a non più di 5 minuti in quanto il motore subito sale in temperatura e la cosa che mi da più noia è salire oltre i Nebrodi senza far salire troppo la temperatura del motore. Ci stacchiamo da terra ed il mio primo obiettivo è fare quota e cominciare a preservare il motore, intervallo saltuariamente la salita con degli step climb fin quando non noto che la temperatura dell'olio supera i 110° C e decido di allungare di 5 minuti la rotta verso una valle meno alta diminuendo un po' di motore e facendo salire la velocità con un leggerissimo variometro negativo. Dopodiché faccio l'ultimo step, dopo i 6000 ft si comincia a stare molto meglio, la temperatura dell'airbox scende sempre più e ne approfitto per mettermi ad una quota ancora più comoda fino a salire a 8500 ft con una temperature esterna di 18,5° C! Aria condizionata a bordo praticamente. A questo punto la crociera è davvero piacevole, 95 nodi di crociera, nuvole e montagne lasciare sotto con i panorami tirrenici sulla nostra destra. La nostra destinazione è solo questione di una ventina minuti, il tempo di gustare l'attesa degli amici al campo. Radio pronta, pista in uso e deconfliction dagli altri traffici e mi concentro sul campo per atterrare. Taxi e parcheggio ed incontro Sara e Roberto P. che già fissano il mio volo per le 15,30 del pomeriggio dopo pranzo. Il velivolo è un Savannah Idro, dalla struttura massiccia e sportiva come piace a me.
Mi sono innamorato di questo attrezzo... |
Roberto comincia a spiegarmi le informazioni salienti per chi si approccia all'idro. Innanzitutto bisogna riprendere familiarization con il Savannah per poi spiegare le differenze. Decolleremo ovviamente su terra per puntare poi il lago di Caccamo (ved. anche questo post:Flying over Lake of Caccamo (PA) - Rosamarina Lake ), una volta retratto il carrello questo resterà sempre su per tutta la fase degli ammaraggi, ci goderemo un po' di lago navigando come una barca per poi riatterrare su terra. Purtroppo il mare non è il massimo per cominciare e la salsedine è sempre qualcosa di antipatico per il velivolo (che andrebbe poi risciacquato ogni volta).
Una delle lavagne in Hangar |
Al decollo lascio accelerare il velivolo dando il motore in maniera progressiva per controllare l'imbardata e capire l'handling dello stesso, ma bastano poco più di 50 km/h per sentirlo leggero e 70 km/h per salire in sicurezza. Proviamo un paio di volte il carrello il cui ruotino è ispezionabile dagli specchietti laterali, retraggo i flap tramite interruttore elettrico (il velivolo è configurato ovviamente con i flapperoni, senza slat ma con i vortex) e Roberto mi fa salire verso la collina prima del lago dove mi fa notare la tipica e costante corrente ascendente sfruttata a quel determinato orario per scavallare con più facilità l'orografia prima del lago. A questo punto esploriamo il bacino e la sua diga, qui imparo tante cose e capisco quanto sia importante avere esperienza in questo tipo di attività. Roberto mi fa notare dei cavi tesi da una parte e l'altra del lago, la direzione dei venti e come monitorare l'attività delle barche a vela. Mi indica il punto migliore per ammarare e mi spiega che normalmente si atterra intorno i 55 km/h, ma in questo caso preferiscono addirittura atterrare in secondo regime, a poco più di 40 km/h, una situazione davvero inusuale per le mie abitudini. Una delle cose su cui lavorare è sicuramente crearsi dei riferimenti nello specchio d'acqua che spesso diventa disorientante. Dopo aver decelerato metto i flap (half flap), lascio decelerare, mi sforzo di scendere sotto i 50 Km/h per poi dare progressivamente motore e nello stesso tempo continuare a far scendere quota e velocità. L'obiettivo è quello di toccare l'acqua in maniera ancora più soft. Roberto mi spiega inoltre che una volta ammarati, prima di decelerare completamente, bisogna dare un po' di motore come si fa con molti motoscafi per evitare l'onda di ritorno a poppa. Il primo ammaraggio è stato molto assistito, ma i successivi sempre più autonomi. Inutile dire il sorriso stampato che avevo durante tutto il volo sul lago. L'unico rischio che ho corso è quando, una volta ammarato, ho tenuto il muso su, invece di sforzarmi a mantenere la barra in avanti facendo "delfinare" l'idro e costringendo quindi alla riattaccata (o ridecollo). Per approfondire sul pumping ved. questo post Lezione Idrovolante (Part 3) - Taxi.
Per l'atterraggio su terra ci siamo dovuti imporre di non dimenticare ovviamente il carrello, personalmente avevo l'iniziale timore della struttura dei galleggianti sotto, ma mi sono dovuto ricredere, l'aereo ha capacità STOL così marcate che l'atterraggio è uno spettacolo. Durante la ground roll Roberto mi ricorda di dare più pompate ai freni in modo da far asciugare meglio l'acqua, freni che non li ho trovati efficienti come altri velivoli ma sicuramente "onesti". Dopo un ricco debriefing davanti un caffè ed amici, mi riprometto di tornare al più presto!
Il velivolo anfibio qui alla Albatros è davvero bello |
Qui un video ricordo dei primi ammaraggi:
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